Volto a escrever sobre o filme TROPA DE ELITE, de José Padilha.
Minha critica não será porém ao filme em geral, mas aos argumentos gerados pelo mesmo entre meus conhecidos e amigos.
Quando vi o filme, primeiro através do YouTube e depois com um DVD pirata, aqui na minha sala em Trento, na Itália, me senti ainda mais longe do Brasil. Um paradoxo que me deixou feliz por estar longe e triste por não estar lá e lutar a favor da nossa sociedade.
Ouvi dizer que o filme foi uma critica a classe média hipócrita que consome drogas no mesmo tempo em que faz campanha pela paz. Mammamia!
Santa ignorância. Que a classe média è alienada não tenho dùvidas. Meus amigos aqui de Trento, por exemplo, integrantes desse grupo medíocre, sào lindinhos e queridos, mas totalmente desligados da realidade. Tiveram acesso a uma boa educação e moram na Europa. Tais cérebros funcionam iguais a outros amigos medianos que moram no Brasil.
Meu Deus, o filme è violentíssimo. Terrível. Não è para ser visto como os “Rambos Brasileiros”, ao contràrio, è o tipo de arte que depois de ser apreciada, deve provocar vômitos e làgrimas em pessoas que encheram as ruas de todo o Brasil.
A violência dos policiais “bonzinhos” e quase idolatrados da população è extrema e absurda, não deixando nada a desejar àquelas praticadas pelos traficantes.
Sobre a classe média comprar drogas. Socorro! Por que não legaliza-las? Se as drogas fossem legalizadas seria notável que o problema da violência não sào as substancias proibidas, mas os princípios e valores dos brasileiros. Da polìcia, da classe média alienada, dos “foras da lei”.
O problema da classe média não è a compra e uso de drogas, mas a alienaçào. Da Polìcia, a formação, dos bandidos… aì “ci vuole una tese”, como diriam os italianos.
lunedì 18 febbraio 2008
domenica 17 febbraio 2008
LA SOCIOLOGIA C'é
MANIFESTAZIONE PER Più SPAZIO DI STUDIO
Giovani protestano contro la mancanza di posti destinati allo studio nelle domeniche e ripensano la didattica universitaria a Trento
Jota Videira, Trento
Studenti della Facoltà di Sociologia dell’Università di Trento hanno promosso questa domenica una raccolta di firme presso il Palazzo Cavazzani, che ospita la Biblioteca Centrale dell’Ateneo con l’obiettivo di ampliare gli spazi destinati agli studi offerto dall’università, soprattutto nelle domeniche quando i palazzi delle diverse facoltà sono chiusi. Attualmente l’unica possibilità di studio domenicale è la presente sede, con 166 posti, aperta dalle ore 14 alle 20. Un problema secondo gli studenti, che affermano aver difficoltà principalmente nei periodi di esami. “La settimana scorsa mezz’ora prima dell’apertura, l’ingresso del Cavazzani era già affollato. Coloro che arrivano dieci minuti dopo non trovano posto”, afferma Francesca, una dei responsabili della protesta.
Oggi, infatti, poco prima delle due del pomeriggio gli studenti hanno riempito l’atrio del palazzo nell’attesa dell’orario di entrata, mentre numerosi firmavano la richiesta che sarà presentata al retore nei prossimi giorni. Oltre 200 studenti hanno firmato. “Ci vuole! Ci vuole un altro locale.”, condivide Federica, ventunenne studentessa di ingegneria. “Nonostante di studiare ad Arezzo, essendo trentina, firmo la richiesta, perché quando torno a casa trovo difficoltà di trovare posto per studiare”, lamenta Mara Di Paolo. Anderson Sartori, a cui manca un unico esame per laurearsi in ingegneria, enfatizza il disagio dei giovani: “ Se si arriva cinque minuti dopo non ci sono più posti. Un casino”.
Questa manifestazione integra il movimento NO DAV, “no alla didattica ad alta velocità”, promosso dai futuri sociologi che mettono in questione e criticano l’attuale sistema universitario, che secondo loro, è basato sui risultati, costringendo gli studenti a preparare gli esami, togliendo le occasioni di riflettere sugli autori studiati e la società. Proporzionalmente simile a ciò che accade nel mondo del lavoro. “È vero che i tempi sono altri. Non vogliamo ripetere quello che hanno fatto nel 1968. L’essenza però è la stessa, cioè vogliamo discutere la società e partiamo dalla nostra comunità, l’università. La rivoluzione è possibile e già cominciata. Senza l’Eskimo, tuttavia più involgente, dal volantinaggio e gli striscioni all’internet”, dice uno degli integranti del gruppo.
La raccolta di firme proseguirà nelle prossime settimane nei campus dell’Università e nelle biblioteche della città. Il NO DAV, secondo i rappresentanti, si riuniscono due volte la settimana, possiedono un Blog sull’internet (http://nodav.blogspot.com) e preparano dei pezzi artistici per le loro rivendicazioni.
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