domenica 27 luglio 2008

Il giornalismo irresponsabile




Non vorrei essere noioso, ma vengo da voi ancora per scrivere sul giornalismo, o meglio, tutt'altro, ciò che trovo in Italia.

Un'altra domenica perdo il mio tempo al guardare la TV, in speciale il programma Alle falde del Kilomangiaro (Rai3), condotto dall'insipita Licia Colò.

Oggi il tema è la poligamia. Non voglio discutere la legittimità o meno di questa pratica, ma sì il modo in cui il fatto è presentato in questa mediocre puntata.

Hanno portato un senegalese musulmano che ha due spose. Nonostante lui essere stato chiaro, saggio al difendere la sua scelta, Colò ha enfatizzato un unico problema in questa diversa cultura: il pericolo dell'AIDS in conseguenza di un matrimonio "anormale", con due moglie.

Trovo ciò un modo di evidenziare il problemi culturali contro il diverso, soprattutto in un momento critico come questo che viviamo oggi in Italia, con la xenofobia e il razzismo, dove nella provinciale Trento, per esempio, si discute ancora sulla legittimità dell'apertura di una moschea, con tanti contrari. Questo tipo di programma in TV aiuta a sostenere "la paura del diverso". Un nero, con due moglie, musulmano. Mi chiedo perché non hanno portato un biondo cristiano, con gli occhi blu dello stato mormone dell'Utah, negli USA? Forse perché alcuni italiani potrebbero scherzare, dicendosi invidiosi di coloro belli americani che hanno tante moglie? Oppure dire che è "culturale" aver più di una sposa? 
Invece nel primo caso, come ho detto, trovo un modo di sostenere la xenofobia italiana.

E poi, sul discorso - ridicolo - dell'AIDS, i poligami non appaiono nel gruppo di rischio. Se ci sono dei poligami portatori del virus HIV sono pochissimi. L'HIV tra l'altro cresce tra "le persone normale" a noi, come gli eterosessuali sposati con una sola donna, con figli, lavoro, macchina, ecc. Chi ha dei dubbi, che ricerchi ciò sull'internet! 

L'anno scorso, sempre alla provinciale Trento, sono stati arrestati delle persone che favorivano la prostituzione in Italia. Nelle intercettazioni fatte dai Carabinieri con alcune prostitute e travestiti, è venuto fuori che alcuni trentini sposati, li davano più soldi per aver relazioni sessuali senza preservativo. Poi questi tipi rientrano nelle loro belle case, dalle loro belle famiglie, di cui una sola moglie, con la possibilità di portare il brutto virus come regalo.

Non sono contrario al far vedere in TV il diverso. Anzi, sono curioso, mi piace, però se condotto di una persona preparata, di un vero giornalista, capace di contestualizzare la situazione in modo pragmatico, giusto e vero!

Ratifico la mia tesi. Per essere giornalista e condurre un programma o scrivere in un piccolo giornale della comunità si dovrebbe aver una laurea in GIORNALISMO, e non essere raccomandato o soltanto bella, o una ex velina.


venerdì 25 luglio 2008

La sua puzza è una vergogna al Giornalismo


Tradotto in portoghese, il verbo puzzare è feder, appartenente alla seconda coniugazione (-er), che al presente dell'indicativo viene così:

io fedo (puzzo)
tu fedes (puzzi)
ele FEDE (puzza tanto)
nòs fedemos (puzziamo)
vòs fedeis (puzzate)
eles fedem (puzzano)

Al guardare uno dei terribili telegiornale della TV italiana mi sono accorto che, coniugato alla terza persona del singolare nel presente dell'indicativo, il verbo FEDEr in portoghese/brasiliano, cioè puzzare in italiano, sembra essere fato apposta ad un famoso conduttore, che si dice giornalista, e forse guadagna benissimo per fare questo mestiere.

Una persona come lui, Emilio Fede, è una prova che basterebbe per cambiare il giornalismo in Italia. La responsabilità di un giornalista è grandissima, rilevante e cruciale alla società. Soprattutto nella società contemporanea, dipendente dai veicoli di comunicazione elettronici.
Sono a favore della obbligatorietà della laurea (05 anni di studio) in giornalismo, per colui che vuole seguire questa professione che dovrebbe essere soltanto l'occhio pragmatico, imparziale e impassionale della società. 

La forza di Silvio Berlusconi viene della sua immagine, costruita diretta o indirettamente dai media, principalmente di sua proprietà. Una cosa schifosa, puzzolente (FEDIDA, trad. port.bras), codarda, ingiusta, da un tirano! E ciò che dico non è perché sia Berlusconi. Sarebbe lo stesso con qualsiasi politico, Bertinotti, Di Pietro, Veltroni. Chiunque!

Emilio Fede (o Emilio Puzza in portoghese/brasiliano), che dice essere un giornalista, dovrebbe agire come tale. Ciò che fa è criminoso, triste, inaccettabile, vergognoso. 

Ovviamente ciò non accade solo in Italia. Anche nei paesi con un giornalismo più serio e pragmatico, come negli USA, o proprio in Brasile, dove esiste l'obbligo di frequentare corso universitario specifico di giornalismo per coloro che vogliono seguire la carriera. Qualcuno potrebbe dire che in Italia forse è meglio, alla fine esiste trasparenza, cioè tutti sanno che Fede lecca quello di Silvio. Ok, cosa cambia?! Silvio Berlusconi ha una pubblicità costante al suo favore. Fede rappresenta un giornalista. Stiamo scherzando?! 

No, non posso assolutamente accettare un tipo come questo. Non è giusto. Mi viene da piangere!

Basta, adesso torno a studiare.


lunedì 7 luglio 2008

Integrazione un cavolo


Ho guardato un pezzo di un programma sul RAI 3, Alle falde del Kilimangiaro, sull’integrazione in Italia. Terribile.

Il dibattito è iniziato con una ROM che diceva che l’integrazione di coloro della sua etnia che vogliono integrarsi è difficile. Lei lavora come mediatrice in una scuola a Milano, per aiutare i bambini rom che vogliono integrarsi, perciò frequentano l’elementare insieme agli italiani. Ha cominciato a raccontare una storia di un bambino rom che soffre per il preconcetto dei suoi compagni. Ha detto che tra l’altro esiste un school bus  (che Dante possa perdonarmi) per gli italiani e un altro per i ragazzini rom, perché i genitori dei primi non accettano che i loro figli dividono lo stesso spazio con i piccoli nomadi in fase di integrazione.

Lei è stata interrota da altri stranieri, che si dicevano integrati, che hanno criticato i rom, addirittura, in modo xenofobo. Una vergogna. Tra di loro anche una brasiliana, come me, Andrea, che ha raccontato una sua esperienza, dicendo che un bambino rom a provato di rubare la sua borsa quando lei era in machina, a Roma. Ha detto che è uscita e ha inseguito il piccolo ladro, minacciandolo. È stata poi, fortunatamente, rimproverata da un vigile e anche, dopo, da due signore rom. Lei era esaltata, gesticolava, condannava i rom, mentre si rivolgeva alla loro rappresentante presente nello studio Rai 3.

Per un attimo ho avuto vergogna di essere brasiliano. Avevo una voglia tremenda di teletrasportarmi e discutere con questa ignorante tizia.

 

Ecco le mie brevi considerazioni:

 

1-    Non è vero, e condanno con tutte le mie forze chi lo dice, che essere rom è sinonimo di delinquente;

2-    L’integrazione in Italia è sì difficile, debole e lenta. Ovviamente capisco che questo fenomeno qui è recente in confronto ai nostri vicini europei, che tra l’altro, diversi dell’Italia, hanno una storia di colonizzazione e di esplorazione, come il Portogallo, la Spagna, la Francia e l'Inghilterra;

3-    Qualsiasi tipo di generalizzazione è un pregiudizio. Non possiamo mai affermare che i rom siano così o meno. A chi invece diffonde e difende questa ridicola e inaccettabile idea, e mette una etichetta su un popolo, come questa stupida brasiliana, suggerisco lo stesso procedimento. Per esempio, potrei dire che tutti gli italiani sono dei mafiosi, xenofobi, razzisti, fascisti, come quelli codardi che hanno ucciso Nicola Tommasoli a Verona per una sigaretta? Assolutamente no! Mai! Amo l’Italia, amo gli italiani. Vi ricordo, cari lettori e belle lettore, che io tra l’altro sono anche italiano. E dei brasiliani? Potrei dire che tutte le brasiliane, per esempio, si prostituiscono? Che cercano dei vecchi italiani per sposarsi? Assolutamente no! Mai, caspita! Ma dai, stiamo scherzando?!

Quando ho vissuto a Verona abitavo con un tipo siciliano vecchio, gay, portatore del virus HIV, che subiva un forte preconcetto dai suoi (siciliani e altri parenti veronesi, lombardi e romani). Un amico che stimo tanto e che mi ha raccontato che per tante volte pensò al suicidio. Senza dire che lo stesso tipo, per soddisfare i suoi bisogni sessuali, cercava a Porta Palio, sempre nella città di Romeo e Giulietta, dei ragazzini stranieri che si prostituivano, tra cui un brasiliano che lo ha derubato. Beh, a Trento, per esempio, conosco dei brasiliani che vengono a studiare, prendono la borsa dell’Opera, nonostante le loro famiglie hanno abbastanza soldi in Brasile, viaggiano in Europa, fanno solo festa, e non studiano niente. Questo è giusto? No! Sarebbe giusto che l'Opera Universitaria di Trento, per esempio, non desse più borse ai brasiliani per questa minoranza di sfruttatori? No!
Senza dire che l’integrazione per i brasiliani in Italia forse è più semplice comparato agli altri immigranti, alla fine siamo in tanti che discendono dagli italiani, e il Brasile è un paese esotico, che attira la curiosità di tanti.

 

Essere e sentirmi italo-brasiliano è una condizione interessante. Voto nei due paesi, mi interesso dei due paesi, amo questi due paesi in modo uguale. Sono un cittadino immigrato e emigrato nei due paesi. E trovo gli stessi problemi di pregiudizio e razzismo nei due paesi.

 

Basta! Adesso vado a dormire. Domani mi sveglio presto e studio.
Questo programma proposto dalla RAI 3 devo valutare come mediocre. E la conduttrice ... aiuto, lasciamo stare.