domenica 17 febbraio 2008

LA SOCIOLOGIA C'é


MANIFESTAZIONE PER Più SPAZIO DI STUDIO

Giovani protestano contro la mancanza di posti destinati allo studio nelle domeniche e ripensano la didattica universitaria a Trento


Jota Videira, Trento


Studenti della Facoltà di Sociologia dell’Università di Trento hanno promosso questa domenica una raccolta di firme presso il Palazzo Cavazzani, che ospita la Biblioteca Centrale dell’Ateneo con l’obiettivo di ampliare gli spazi destinati agli studi offerto dall’università, soprattutto nelle domeniche quando i palazzi delle diverse facoltà sono chiusi. Attualmente l’unica possibilità di studio domenicale è la presente sede, con 166 posti, aperta dalle ore 14 alle 20. Un problema secondo gli studenti, che affermano aver difficoltà principalmente nei periodi di esami. “La settimana scorsa mezz’ora prima dell’apertura, l’ingresso del Cavazzani era già affollato. Coloro che arrivano dieci minuti dopo non trovano posto”, afferma Francesca, una dei responsabili della protesta.


Oggi, infatti, poco prima delle due del pomeriggio gli studenti hanno riempito l’atrio del palazzo nell’attesa dell’orario di entrata, mentre numerosi firmavano la richiesta che sarà presentata al retore nei prossimi giorni. Oltre 200 studenti hanno firmato. “Ci vuole! Ci vuole un altro locale.”, condivide Federica, ventunenne studentessa di ingegneria. “Nonostante di studiare ad Arezzo, essendo trentina, firmo la richiesta, perché quando torno a casa trovo difficoltà di trovare posto per studiare”, lamenta Mara Di Paolo. Anderson Sartori, a cui manca un unico esame per laurearsi in ingegneria, enfatizza il disagio dei giovani: “ Se si arriva cinque minuti dopo non ci sono più posti. Un casino”.


Questa manifestazione integra il movimento NO DAV, “no alla didattica ad alta velocità”, promosso dai futuri sociologi che mettono in questione e criticano l’attuale sistema universitario, che secondo loro, è basato sui risultati, costringendo gli studenti a preparare gli esami, togliendo le occasioni di riflettere sugli autori studiati e la società. Proporzionalmente simile a ciò che accade nel mondo del lavoro. “È vero che i tempi sono altri. Non vogliamo ripetere quello che hanno fatto nel 1968. L’essenza però è la stessa, cioè vogliamo discutere la società e partiamo dalla nostra comunità, l’università. La rivoluzione è possibile e già cominciata. Senza l’Eskimo, tuttavia più involgente, dal volantinaggio e gli striscioni all’internet”, dice uno degli integranti del gruppo.


La raccolta di firme proseguirà nelle prossime settimane nei campus dell’Università e nelle biblioteche della città. Il NO DAV, secondo i rappresentanti, si riuniscono due volte la settimana, possiedono un Blog sull’internet (http://nodav.blogspot.com) e preparano dei pezzi artistici per le loro rivendicazioni.

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