domenica 21 ottobre 2007

Anorexia nua e crua além das passarelas


Na Itália as últimas fotos de Oliviero Toscani têm gerado discussões diárias nos jornais e tribunais por expor uma garota anorexa nua em outdoors e em páginas de revistas, numa campanha publicitária para uma emergente trade da moda italiana.

As imagens estrearam durante a semana de moda de Milão, no final de setembro deste ano, e mostram Isabelle Caro, 25 anos, originária de Paris, completamente sem roupa a exibir um corpo visivelmente esquelético nos seus 31 quilos distribuídos em 1,65 metros de altura. Isabelle afirma que convive com a doença desde os 13 anos de idade. “Este problema é conseqüência de uma infância difícil. Cheguei aos 25 quilos, mas agora aumentei o peso e consegui estabiliza-lo”, diz.

No dia 19 de outubro o tribunal do Instituto de autodisciplina da Publicidade decidiu invalidar a campanha, alegando que a idéia é para fins comerciais e agride moralmente àqueles que sofrem ou convivem com portadores da mesma enfermidade. A ação foi movida pela Associação contra a Bulimia e Anorexia (Aba), através da presidente Fabiola De Clercq, e pela assessoria do esporte e tempo livre da prefeitura de Milão, representada de Giovanni Terzi. “A utilização destas imagens em nada ajuda aos que enfrentam o problema e respectivos familiares”, justifica De Clercq.

Oliviero é o mesmo de famosas campanhas publicitárias ditas anti-racimos United Colors de outra marca co-nacional. Diz-se perseguido e acredita que tais intervenções de certo modo ajudam a promover seu trabalho. “Fiz aquilo que sempre faço: um trabalho de repórter a testemunhar o meu tempo. Não acredito que a moda seja responsável pela anorexia. Ė mais amplo, tem a ver com a mídia, em particular a televisão, que oferece às garotas modelos um sucesso absurdo”, defende-se. Sobre a medida da Aba, criticou: “A mesma associação que me censura nunca se mostrou contrária às publicidades com mulheres que comem banana ou chupam sorvete num modo estranho. Nem mesmo sobre a exploração da beleza feminina extrema, que é a razão da anorexia cultural e física de muitas garotas”.

O fotógrafo recebeu o apoio de renomados estilistas. “Creio que tais campanhas com imagens assim duras e cruéis são justas, oportunas”, comentou Giorgio Armani. Domenico Dolce e Stefano Gabbana manifestaram-se em modo mais direto. “Finalmente alguém diz a verdade sobre a anorexia, que não é um problema da moda, mas psiquiátrico. A ministra da saúde Livia Turco mostro-se a favor do movimento. “Uma iniciativa como essa é para considerar-se”.

A marca responsável pela campanha ratifica que a intenção é conscientizar a população sobre o perigo da anorexia, e não uma estratégia de marketing para aumentar as vendas, como alega a Aba. Ao mesmo tempo cria-se um paradoxo no próprio site da empresa, que à primeira página têm as fotos de Isabelle, com uma o alerta “No Anorexia”, nas demais porém conta com as habituais modelos extremamente magras para exibir as suas coleções para a próxima estação.

Nota do autor: Difícil julgar a intenção da Nolita, se relamente está interessada em apoiar o combate à anorexia, ou simplesmente achou uma estratégia de “politicamente correta” para engrenar nas vendas. Uma coisa é certa, conseguirá êxito, pois nos últimos anos é normal que aqueles que fazem ou geram polêmicas e prospectam espaço na mídia, conseguem certa notoriedade positiva. Principalmente daqueles que possuem a anorexia mental, isto é, infectadas com o vírus CONSUMISMO.

Comprar um Armani, uma Louis Vittuin, um RayBan, um carro esporte, o tênis ou a marca que todos usam podem ser evidentes sintomas desta tal anorexia mental, em moda na sociedade atual.

Isabelle, 25 anos, 1,65 m, 31 Kg: Anorexa!


Para consultas, fotos e serviços: http://www.nolita.it/ (site da empresa responsável pela campanha); http://www.toscani.it/ (site do fotógrafo Oliviero Toscani); Blog de Isabelle Caro: http://isabellecomedienne.vox.com/profile/

sabato 20 ottobre 2007

Anorexia Mentale

Questa polemica sulla nuova foto di Oliviero Toscani era già aspettata. Non potrei mai giudicare se l'intienzione di Nolita era fare attraverso questo outdoor un gran rumore con l'obbietivo unico di aumentare le loro vendite, dunque una posizione ipocrita e paradossale in confronto alla propria campagnia pubblicitaria, come ha fatto Benetton, infatti con lo stesso artista, oppure semplicemente essere uno degli sponsor contro questa terribile malattia.

Addirittura il fuoco principale non deve essere la motivazione del negozio, ma invece questo grave problema sanitario e sociale, l'anoressia. In primo luogo perché condanna tanta gente alla morte, anche si l'individuo vive. Dopo per un discorso più complesso, un debattito sulla potenza di un sistema capitalista neoliberale, che prima promuoveva le guerre e adesso si gode con un atteggiamento consumista della società, ogni giorno più schiava del dio Immagine.

Resto qui a pensare. Ripensare e analizzare come è la mia vita. Alla fine anche'io porto questo virus, il consumismo. Non voglio forse un Armani, una Louis Vuitton, un RayBan nuovo. Ma vorrei cambiare il computer, comprare una reflex digitale nuova, un DVD all'edicola. Beh, sì devo vincere questa mia anorexia mentale, questa debolezza che mi distrugge sempre di più.

Qual'è la tua anoressia? Quella letterale o quella mentale come la mia?

Finisco con la frase del rinomato fotografo, quando ha saputo della censura al suo ultimo lavoro atribuita dal Giurì sulla pubblicità, sollecitato da Fabiola De Clercq, presidente dell'Aba (associazione bulimia anoressia).

"La stessa corporazione censura me ma non dice nulla sulle pubblicità con donne che mangiano banane e leccano gelati in atteggiamenti strani. E non è mai intervenuta su bellezze estreme che sono la ragione dell'anoressia culturale e fisica di tante donne".








Isabelle, 25 anni, 1,65 m, 31 kg: Anoressica!
Fotografata da Oliviero Toscani, settimana di moda - Milano 2007.

mercoledì 17 ottobre 2007

Giornalismo da Buttare


Non trovo bene il giornalismo in Italia. In TV i famosi telegiornali numerici, TG1, TG2, TG…, sono terribili, dai contenuti alla tecnica. La Stampa in generale è parziale, superficiale (praticamente è il contenuto dalla tivù in carta) e tante volte con un’esagerazione di xenofobia.

Nella Radio invece si trovano dei servizi interessanti, che mantengono in parte il giornalismo etto nel bel paese.

Siccome non sono un critico audace, e cerco di essere coerente, lascio un piccolo e buon esempio di un articolo di cronaca uscito nella Repubblica, il 17 ottobre 2007, che purtroppo non è firmato dall’autore. Una lite tra studenti a Lecco, che è finita in forbiciate, in cui uno dei coinvolti è in pericolo di morte. Vi lascio il link (
http://www.repubblica.it/2007/10/sezioni/cronaca/lecco-forbiciate/lecco-forbiciate/lecco-forbiciate.html )e vi propongo cinque osservazioni:

1- La (il) responsabile per l’articolo è riuscito a essere pragmatico;
2- Ha mantenuto discrezione alle identità dei coinvolti e attenzione riguardo alla xenofobia
3- Ha scelto la forma giusta a scrivere “non dovrebbero mettere in pericolo la sua vita”, invece della forma sbagliata usata spesso dai giornalisti italiani: “pericolo di vita”. L’altra opzione corretta sarebbe “pericolo di morte”.
4- Ha cercato di ascoltare tutte le parti possibili.
5- Ha lasciato stare le ipotesi, che sempre portano con sè dei pregiudizi.

È vero che è un semplice articolo di cronaca, però scritto bene, chiaro, pragmatico, come dovrebbero essere tutti quanti, compresi anche quelli di politica, sport, economia.

La parte negativa è la foto, che non dice niente, quindi non si può dire che è una foto giornalistica. Hanno pubblicato una vettura dei Carabinieri. Se non hanno niente da contribuire con gli informazioni scritti, allora sarebbe meglio lasciare solo il testo, senza immagine, o forse optare per un disegno o animazione come fanno in Brasile, per esempio il sito G1
http://www.g1.com.br/ .



Non credo che sia impossibile o utopico fare il bravo giornalista, come si deve fare: pragmatico! Un occhio imparziale della società, con la visione oltre il raggiungibile. Sarà però più difficile arricchirsi esercitando questa professione senza farsi corrompere, purtroppo.

Mi ricordo ancora oggi del mio primo giorno al corso di giornalismo, a San Paulo. La lezione inaugurale era Antropologia Culturale. Una meraviglia. Ho capito subito che ora avevo scelto la mia professione, quella che mi avrebbe seguito per tutta la vita.

Addirittura credo che sono nato così, un giornalista! Il giornalismo sta nel sangue, pulsa dal cuore. La sete per la giustizia; la voglia di cambiare il mondo attraverso i miei racconti.

Dopo aver lavorato nelle media (TV, la Stampa, il cinema) mi sono reso conto che la realtà è diversa e la corruzione ormai è presente dappertutto, in ognuno di noi. Ho deciso così di cambiare strada, e adesso mi preparo per un giorno poter insegnare all’università, al liceo, ovunque dove potrò ancora aggiungere qualcosa di espressivo nella lotta per una società più degna a tutti e nel combattimento della corruzione.

Una volta però giornalista, sempre lo sarà; sempre dunque lo sarò. Le volontà espresse sopra rimangono con me, anche se per adesso devo preoccuparmi di più a imparare la lingua e la vita italiana, oltre le difficili materie che studio nella specialistica di sociologia, a Trento.

lunedì 15 ottobre 2007

Belluno alla Testa del Ecosistema 2008 in Italia


È appena uscita la classifica finale dell’ecosistema urbano per le 103 città italiana. La prima è Belluno, seguita da Bergamo, Mantova, Livorno, Perugia, Siena, Trento, Parma, Bolzano e Pavia, le top ten.


Fra le grandi città un distacco della capitale. Roma occupa il 55° posto e Milano il 58°, entrambi sono salite in confronto all'anno scorso. Torino invece appare al 74°, Palermo 89°, Napoli 91°. La Sicilia è la regione più critica, con sei rappresentanti tra le dieci peggiori. Catania al 94°, Trapani 96°, Agrigento 97°, Siracusa 98°, Caltanisetta 99°, compresa quella che sostiene la coda, Ragusa.


La graduatoria emerge dall'incrocio di oltre 125 mila dati ricavati da informazioni e statistiche riferite a 125 parametri, come all'affidabilità del sistema di trasporto urbano, il numero di superficie verde per abitante, all'efficienza del sistema idrico, la qualità dell'aria, i chilometri di piste ciclabili, le quantità di acque reflue depurate, la diffusione delle energie rinnovabili, la gestione dei rifiuti e la loro raccolta differenziata.


A luglio scorso sono stato a Napoli e ho trovato addirittura una situazione caotica. Lo stesso che è successo nei giri che ho fatto al sud d’Italia, nel 2005, soprattutto in Calabria, Sicilia e Puglia. Un’Italia dimenticata. Qualcuno può dire che la colpa è della mafia, oppure della gente maleducata. Penso in modo diverso. Difendo la tesi che la povertà o il non promuovere lo sviluppo in alcuni luoghi italiani favorisce una classe dominante, adatta al sistema neoliberale.


Trento, dove abito, è quasi considerata una città modella. Mancano però le piste ciclabili, e i bidoni della spazzatura, che sono pochi per la dimensione urbana, sono spesso pieni. E sempre quando vado a buttare le immondizie becco qualcuno, tanti trentini, che non fanno la giusta divisione. Ovviamente nonostante ciò, è più facile trovare a Trento i locali per i rifiuti differenziati che a Catania, per esempio.


Non vorrei affermare con questo che la colpa è soltanto dello Stato, ma l'atteggiamento dell’amministrazione pubblica interferisce direttamente nella questione ambientale.


Kebab alle Banconote




Sono veramente contro il consumo di carne. Le cose peggiorano se il posto non rispetta le minime condizioni d’igiene.

Mangiare il Kebab può costare caro, nonostante se si paga pochissimo. A Trento, in centro città, ci sono tre negozi che vendono questo cibo fast food della cucina turca, di cui due gestiti dallo stesso proprietario.

Oggi in quello di via Cavour, la commessa, oltre essere antipatica - forse perché era da sola a servire tanti clienti – preparava i panini e faceva la cassa, prendendo e scambiando i soldi, simultaneamente. Non portava i guanti e nemmeno lavava, puliva le mani. Terribile e pericoloso.

Domani vado dal responsabile per raccontare il fatto. Dopo controllo per un paio di settimane. Spero per bene che succedono dei cambiamenti. Al contrario sarò obbligato a scrivere a un giornale locale più influente che questo mio neofito blog.


sabato 13 ottobre 2007

Nos PALCOS do céu / Sui palchi del cielo


Ao final da ultima sexta-feira, dia 12 de outubro, morreu aos 85 anos, em conseqüência de um câncer no pulmão, o maior ator do teatro brasileiro, Paulo Paquet Autran, conhecido como o “rei dos palcos”.


Ele estava internado no hospital Sírio Libanês, em São Paulo desde o dia 10, por complicações intestinais. O médico-escritor Drauzio Varella anunciou que o seu estado de saúde era grave.


Autran deixa porém muitos de seus imortais personagens, sempre justamente e imensamente aplaudidos por milhares de espectadores que lotavam qualquer uma de suas peças nos palcos do Brasil.


Na TV brasileira participou de duas importantes novelas: Gabriela Cravo e Canela (1960) e Guerra dos Sexos (1983). No cinema foi um dos escolhidos para o genial filme do Cinema Novo de Glauber Rocha, Terra em Transe (1967), e mais recentemente na trama O Ano em que meus pais saíram de férias (2006), de Cao Hamburger, longa metragem que representará o Brasil no Oscar 2008. Mas é o teatro o principal habitat de Paulo Autran, nos seus 57 anos de carreira.


A primeira peça, num total de 90, foi quando ainda era um estudante de Direito no Largo São Francisco em Sampa, Um Deus dormiu lá em casa (1949), de Guilherme Figueiredo. A ùltima, O Avarento (2006), de Jean-Baptiste Poquelin (Molière). Interpretou em peças famosas de Shakespeare, como Otelo, O Rei Lear, e de Cervantes, como Don Quixote.


Muitas personalidades brasileiras repetiam em entrevista o famoso jargão: “Uma grande perda”. Autran merece muito mais que tal simples comento. O mais justo seria: O mundo do espetáculo saúda um dos gênios que mais contribuiu à profissão de autor na història do cinema, TV, ràdio e acima de tudo do Teatro.


As cortinas do crematório Vila Alpina, zona leste de São Paulo fecharam-se às 13h10 deste sábado na derradeira despedida terráquea ao autor. Presentes no local familiares e alguns amigos.


A atriz Karin Rodrigues, esposa, disse aos jornalistas presentes: “A verdadeira crença do Paulo era no ser humano e na arte”.


Encerro meu sábado em silêncio, numa espécie de luto.


ITALIANO: è morto venerdì scorso, il 12 ottobre, a San Paolo, Paulo Autran, 85 anni, vittima di cancro nei polmoni.


Era il principale attore del teatro brasiliano, in un totale di 90 pezzi in 57 anni di carriera sui palchi. L’ultima è stata L’Avare (2006), di Molière.


Autran ha interpretato anche in TV, sulla Radio e al cinema. Tra i film, Terra em Transe (1967), di Glauber Rocha, e La stanza del nonno (2006 – “O Ano em que meus pais saíram de férias”), di Cao Hamburger.


Un genio dello spettacolo che d’ora in poi sarà applaudito – in piedi – dai angeli e dai dei in cielo.


Oggi vado letto zitto, in luto, ma addirittura lo saluto caldamente con un ultimo applaudo.
Link You Tube (con Paulo Autran - Teatro L'Avare, di Molière): http://www.youtube.com/watch?v=aw1D8QayX78

venerdì 12 ottobre 2007

Traficantes de Jesus adulterado


Eu já experimentei muitos tipos de drogas proibidas, como a maconha, cocaína, exstasy, LCD. Mera curiosidade. Gostei quase de todas. Não me tornei um consumidor por dois fatores significativos: primeiro, são proibidas. Segundo, sustentam um sistema criminoso, que começa com representantes de grandes corporações econômicas, passando por políticos influentes, chegando aos pobres e seduzidos traficantes que as comercializam.

Dar uma cheiradinha no ouro branco, como diz meu amigo Filipe Miranda, é postrar-se a grãos de pó. Incremento com a hipótese que é um reverenciar um mercado sanguinário, que sustenta acima de tudo um sistema corrupto, capitalista e opressor.

Existem, claro, outras drogas permitidas, mais nocivas porém à saúde. Batatinha frita, mc donald’s lixo, cigarro, álcool. As tais assassinam em doses os usuários. Sortudos os quais possuem bens para suportar tratamentos médicos no futuro.

Não usurpo ensaiar sobre os entorpecentes neste meu espaço livre. Escrevo porém sobre uma droga terrível que consome boa parte dos meus amigos no Brasil: Evangeliquês! Quando Karl Marx traduziu um pensamento do próprio Cristo dizendo que a “religião é o ópio do povo”, não defendia o ateísmo, e sim que a religião é usada para inconscientizar o ser humano. Assim foi com os hebreus que preteriram Jesus a Barrabas diante Pilatos, por exemplo. Sem contar que lideres políticos históricos como o imperador Constantino, Hitler, Bush e Hussein usaram, usam a religião em suas pregações ao púlpito do poder para reforçar suas idéias.

Na Itália, a opinião do papa e da démodé igreja católica são importantes. Os jornais publicam quase que diariamente as aspas de lideres do Vaticano. O Brasil é um país religioso também. Católico oficialmente, mas com tanta influência de outras religiões e seitas africanas, orientais, européias e norte-americanas, em justa proporção à sua miscigenação. Este contexto apresenta uma certa beleza. Alah, Jeová, Cristo, Buda, Maria Padilha e outros santos, mitos são cultuados livremente. Alguns como religião, outros com disfarces, chamados de filosofias ou “a verdade”.

Minha crítica, ou repúdio, hoje, é aos evangélicos, gospels, protestantes, pentecostais ou tradicionais brasileiros. Igrejas presbiterianas, batistas, renascer, diante do trono, graça de não sei lá quem ou da onde. De líderes nojentos que oferecem um ópio de péssima qualidade a um povo carente, necessitado para enriquecimento próprio, assim como ocorre nas organizações de entorpecentes proibidos. Hernades, Valadões, Malafaias, Mirandas, Macedos, Soares e outros pregadores grotescos que seduzem multidões com palavras de conforto e paz. Seria belo, se no fundo não fossem, como descrito na Bíblia, sepulcros caiados, ocos! As estratégias de marketing são perfeitas. Possuem o dom da oratória, mesmo se dizem que detenham o da profecia, ou de línguas estranhas.

Pregam o não às drogas, à violência, ao vício. Até aí perfeito. O problema é que se esquecem deles mesmos: enganadores, estelionatários e mantenedores de um sistema alienador que massacra os seus seguidores e, consequentemente, a sociedade global.

O que chamam de ação do espírito santo, eu defino como cartase.

O Jesus Cristo deles seria o seguinte nos dias de hoje: túnica Armani, bolsa Louis Vuitton, carro BMW, sandália Prada, cueca CK, tênis Puma, relógio Rolex, caneta Mont Blanc. Microfone headset. A guitarra do apóstolo Pedro seria Gibson. Paulo viajaria somente em primeira classe e a bela Maria Madalena seria pop star no bairro da Lagoinha, em Belo Horizonte, e, talvez, seria a próxima capa da Playboy (eu compraria uma revista com fotos da Ana Paula Valadão ou Aline Morais).

Coloquei um link para um vídeo de um show gospel brasileiro (clicar sobre o tìtulo deste post). A cantora pastora diz que antes as pessoas dançavam perdidas, e agora é possível dançar para Deus. Ao escutar a música pensei: pobres evangélicos, além de serem enganados são obrigados a renegar a boas canções para ouvir estas porcarias. Se um dia eu for pastor, chamarei Jennifer Lopez para dirigir o louvor. Ė mais afinada, mais bonita e com um ritmo muito, muito melhor, pelo menos.

Deixo claro que creio em Deus, o mesmo que os hebreus chamam Elih, os cristãos Jeová, os muçulmanos Alah, os budistas Budah. Creio num Deus vivo, que se auto define AMOR. Creio em Jesus Cristo, na sua humildade, amor, coerência. Não me interessa se ele transou ou não com Maria Madalena, se errou. Creio que Ele existiu, venho ao mundo e repetiu amar a Deus acima de todas as coisas e ao teu próximo como a ti mesmo.
E hoje é dia de nossa senhora aparecida. E tantas almas perdidas se drogam na cidade homônima...

Seguirei uma religião quando encontrar uma, onde todos os fiéis, incluindo este, dividam tudo àquilo que possuem, material ou não, com os demais. Que lutem a favor de uma sociedade justa, igual para todos e por todos, onde todos são um, e um é todos. Quem gozem juntos o jardim comum, que dividindo para multiplicar, somando para diminuir as diferenças ou, simplesmente, que amem. AMEM!

Textos sugeridos: Karl Marx, Epicuro e Saramago
Dichiaro però che oggi è un giorno bello e speciale a Trento. Una nuova e già cara amica si laurea: Chiara! Aguri ragazza! Che il vero Dio ti benedica!

giovedì 11 ottobre 2007

RIGHE DALLA BIRMANIA



“Con quale vestito vado al Samba al cui mi hai invitato?” Noel Rosa


Tutto ciò che succede in Birmania è triste. Triste? Terribile! Le notizie su questo distante paese occupano le prime pagine dei quotidiani e le aperture dei telegiornali in Italia e in tutto il mondo, conseguentemente i pensieri di tutti gli occidentali.


Sì, certo fa pena. Pena? Cosa cambia? Si buttano i giornali nella spazzatura (spero in quella giusta, per la carta, diverso di come fanno le mie vicine di casa), si cambia il canale per guardare l’isola degli schifosi - o non so di chi sia - e così si aspetta un altro giorno: con i nuovi news pesanti che saranno discussi nei bar, nelle pause sigaretta per tante altre ore.


Beh, la dolce vita prosegue, all’attesa di Natale, di capo d’anno e, infine, del prossimo mondiale di calcio. Ipocriti! La colpa delle società italiana, tedesca, brasiliana, americana, russa è pari a quella dei militari birmani. Gli attuali regimi dittatoriali, tranne il cubano, esistono perché l’economia capitalista neoliberale così li permette. A chi vuole una prova, basta fare un giro nei centri commerciali per tutta l’Italia nel prossimo sabato e presenziare il consumo sfrenato delle merci fabbricate dai schiavi dalla Birmania, che insieme al traffico di droghe, mantiene in vita la giunta militare responsabile del regime opressore in Birmania.


Tra le trade italiane che producono là ci sono Oviesse, del gruppo Coin, e la Diesel.


Una protesta giusta dunque potrebbe essere non comprare i prodotti dalle marche che usufruiscono dei lavori forzati, in Birmania, in Cina, in Italia. Ovunque.


I jeans detti "di diesel" potrebbero invece essere di sangue.