mercoledì 17 ottobre 2007

Giornalismo da Buttare


Non trovo bene il giornalismo in Italia. In TV i famosi telegiornali numerici, TG1, TG2, TG…, sono terribili, dai contenuti alla tecnica. La Stampa in generale è parziale, superficiale (praticamente è il contenuto dalla tivù in carta) e tante volte con un’esagerazione di xenofobia.

Nella Radio invece si trovano dei servizi interessanti, che mantengono in parte il giornalismo etto nel bel paese.

Siccome non sono un critico audace, e cerco di essere coerente, lascio un piccolo e buon esempio di un articolo di cronaca uscito nella Repubblica, il 17 ottobre 2007, che purtroppo non è firmato dall’autore. Una lite tra studenti a Lecco, che è finita in forbiciate, in cui uno dei coinvolti è in pericolo di morte. Vi lascio il link (
http://www.repubblica.it/2007/10/sezioni/cronaca/lecco-forbiciate/lecco-forbiciate/lecco-forbiciate.html )e vi propongo cinque osservazioni:

1- La (il) responsabile per l’articolo è riuscito a essere pragmatico;
2- Ha mantenuto discrezione alle identità dei coinvolti e attenzione riguardo alla xenofobia
3- Ha scelto la forma giusta a scrivere “non dovrebbero mettere in pericolo la sua vita”, invece della forma sbagliata usata spesso dai giornalisti italiani: “pericolo di vita”. L’altra opzione corretta sarebbe “pericolo di morte”.
4- Ha cercato di ascoltare tutte le parti possibili.
5- Ha lasciato stare le ipotesi, che sempre portano con sè dei pregiudizi.

È vero che è un semplice articolo di cronaca, però scritto bene, chiaro, pragmatico, come dovrebbero essere tutti quanti, compresi anche quelli di politica, sport, economia.

La parte negativa è la foto, che non dice niente, quindi non si può dire che è una foto giornalistica. Hanno pubblicato una vettura dei Carabinieri. Se non hanno niente da contribuire con gli informazioni scritti, allora sarebbe meglio lasciare solo il testo, senza immagine, o forse optare per un disegno o animazione come fanno in Brasile, per esempio il sito G1
http://www.g1.com.br/ .



Non credo che sia impossibile o utopico fare il bravo giornalista, come si deve fare: pragmatico! Un occhio imparziale della società, con la visione oltre il raggiungibile. Sarà però più difficile arricchirsi esercitando questa professione senza farsi corrompere, purtroppo.

Mi ricordo ancora oggi del mio primo giorno al corso di giornalismo, a San Paulo. La lezione inaugurale era Antropologia Culturale. Una meraviglia. Ho capito subito che ora avevo scelto la mia professione, quella che mi avrebbe seguito per tutta la vita.

Addirittura credo che sono nato così, un giornalista! Il giornalismo sta nel sangue, pulsa dal cuore. La sete per la giustizia; la voglia di cambiare il mondo attraverso i miei racconti.

Dopo aver lavorato nelle media (TV, la Stampa, il cinema) mi sono reso conto che la realtà è diversa e la corruzione ormai è presente dappertutto, in ognuno di noi. Ho deciso così di cambiare strada, e adesso mi preparo per un giorno poter insegnare all’università, al liceo, ovunque dove potrò ancora aggiungere qualcosa di espressivo nella lotta per una società più degna a tutti e nel combattimento della corruzione.

Una volta però giornalista, sempre lo sarà; sempre dunque lo sarò. Le volontà espresse sopra rimangono con me, anche se per adesso devo preoccuparmi di più a imparare la lingua e la vita italiana, oltre le difficili materie che studio nella specialistica di sociologia, a Trento.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Ce la farai! Forza futuro sociologo! E sappi che le materie che stai studiando non le devi considerare difficili, ma solo estremamente interessanti.