Luana Piovani, attrice brasiliana;
Ibiri, indigena brasiliana
Rodrigo Santoro, attore brasiliano;
Ana Hickman, conduttrice di TV brasiliana;
Danielli Yuti, atleta brasiliana;
Giselle Bundchen, modella brailiana;
Edson Arantes do Nascimento, ex calciatore brasiliano;
Molto si parla del preconcetto in Italia e in Francia. Un problema sociale, soprattutto nel bel paese. Non soltanto da parte dei politici, ma nella società in generale.
Nei principali giornali italiani trovo ogni giorno degli articoli xenofobi. La Repubblica mi fa proprio schifo. I giornali regionali, come per esempio l'Adige e il Trentino, a Trento, e l'Arena, a Verona, la situazione allora è ancora peggio. Considero però che in Italia non esiste proprio il vero giornalismo. Ovvio che ci sono quelli bravi, che cercano di essere imparziali, no passionali e di soltanto informare (gli occhi della società). Sono pochi. La Stampa italiana è tutto altro che giornalismo, soprattutto nei servizi di cronaca.
Nel mezzo accademico è uguale. Ci sono degli studenti che predicano il no al pregiudizio, no al preconcetto ma alla fine sono xenofobi anche loro. Tra i futuri sociologi sono quelli che, nonostante abbiano un cuore "buono", hanno l'intenzione di studiare "i diversi" dal loro punto di vista. Un atteggiamento arrogante, secondo me. Uguale come ricercare sugli animali.
Però ... (sempre c'è un però!) ... la situazione in Brasile è ancora peggio. Un paese praticamente formato della missigenazione. Là ci sono i "rossi", la minoranza assoluta, i brasiliani "veri" che vivano nelle riserve, i "gialli" (una grandissima comunità di giapponesi), i "neri" (quasi la metà della popolazione), e i "bianchi" di origine europea. Un brasiliano può avere la pelle scura, come Pelé o Ronaldinho; biondo con gli occhi blu, come Giselle Bundchen, un indio o un orientale. Aver i cognome Silva, come Ayrton Senna da Silva o Luiz Inacio da Silva (il presidente LULA); Nascimento, Souza, Tagliavini, Cabrini, Mitraud, Ferrari, Grillo, Fontana, Fontaine, Obama, Stern, Glaser, Weger, Kofler, Suzuki, Santos, Herrera, ecc. Tutto il mondo in un solo paese.
Il Brasile, tra l'altro, è un paese completo. Foreste, mare, spiagge, montagne, cascate, musei, sport, cinema, scienza, tecnologia, ricchezza e povertà estrema. La cucina brasiliana può essere pasta, riso, feijoada, frutti, sushi, pesce, couscous. La religione del brasileiro è molto diversificata. Ebreo, cattolico, musulmano, protestante, evangelico, spiritualista, spiritista, ateo, buddista, candoblé, ecc.
Non è strano, e non stupisce il fatto di una donna, un nero, un sindacalista senza laurea, un omosessuale dichiarato che arrivano al potere politico, oppure sono delle persone che occupano una posizione importante in qualsiasi area economica, commerciale, finanziaria, artistiche, ecc. Nonostante ciò, in Brasile, con tutta questa impressionante diversità, soffre tantissimo con il preconcetto. Se il governo italiano adesso inventa le classi separati per gli straniere, che secondo me è un assurdo, in Brasile questa separazione esiste da sempre.
I media alla fine sono migliore che in Italia, sia per la qualità, che per il contenuto. Però nell'ottava potenza economica mondiale esiste il preconcetto di radice. Le cose stano migliore, per fortuna, ma lontano, molto lontano di poter dire che il Brasile è un paese che convive bene con la diversità. Potrei anche dire, che nella mia interpretazione, la situazione in Brasile è molto peggio che in Europa, alla fine, se una è il vecchio continente, l'altro da più di 500 anni convive con il diverso, con la differenza. Troppo tempo per imparare.
Comunque sia qui, come là, il preconcetto non può essere mai giustificato e/o sopportato.